Reimmaginare il futuro dopo il Covid-19: da dove partire

Reimmaginare il futuro dopo il Covid-19: da dove partire
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Il covid-19 ha costretto il Settore ad adattare in pochissimo tempo le strategie per la raccolta dei fondi. Quali tra le strategie emergenti funziona di più, e in quali casi?

In pochissimo tempo il mondo è stato stravolto dal Covid-19. Moltissime organizzazioni non profit si sono trovate private delle loro strategie di fundraising a lungo termine (eventi in presenza, raccolta fondi dal vivo, incontri live con le fondazioni, aziende attraversate dalla crisi economica, etc…). Il 2021 è iniziato con una forte necessità di reimmaginare il modo con il quale il Settore si impegna a ingaggiare i donatori e a lavorare con i beneficiari dei loro programmi e servizi.
Per progettare il futuro delle relazioni con i donatori istituzionali (aziende, fondazioni, Pubblica Amministrazione, ecc) bisogna rimanere ancorati alla propria missione, rileggendo i nuovi bisogni sociali e includendo gli stakeholder e i donatori.

Trova nuovi modi per ingaggiare i donatori

I finanziamenti da parte di donatori istituzionali sono in cima alla lista dei preferiti di molti enti: si dedica loro molta attenzione e cura, così come si fa per le donazioni da individui, le quali rappresentano nella pressoché totalità dei casi la principale fonte di finanziamento delle attività. Il segreto per un fundraising stabile, si sa, è la diversificazione: in un’epoca post-pandemica in cui sono crollate molte consuetudini, è necessario trovare il modo di stabilizzare le entrate, generando al contempo fondi aggiuntivi attraverso nuove modalità. L’occasione è quindi quella di rendere le strategie più resilienti mettendosi in relazione con nuove fette di pubblico. Per fare un esempio, basti pensare a come il rapporto diretto negli eventi dal vivo (raccolte fondi di piazza, serate di gala, ecc) sia stato totalmente messo in stand-by dalla pandemia. Nello stesso modo però, le barriere geografiche sono state abbattute e non è più impossibile e farraginoso creare un contatto diretto con quei donatori istituzionali (fondazioni o aziende) che sono territorialmente lontane dalla sede e dai progetti: così come si organizzano eventi online per i sostenitori ricorrenti, pensare a nuove modalità di ingaggio dei donatori istituzionali è funzionale anche alla rapidità del processo decisionale.

Spazio alla sperimentazione

Le organizzazioni non profit, mai come in questo momento, hanno bisogno di allocare tempo e risorse per la sperimentazione e l’apprendimento di nuove tecniche. Vanno trovate nuove strategie che comportano uno sforzo in creatività (quanto siamo abituati a guardare contenuti attraverso uno schermo, ultimamente?) anche nella presentazione dei progetti e non solo nelle richieste di sostegno. Sperimentare però in una fase così dura come quella che tutta l’economia, non solo quella civile, sta vivendo, non è facile. Se da un lato molte organizzazioni sono riuscite a pensare out-of-the-box e hanno stretto relazioni con realtà diverse (basti pensare a chi ha spostato gli eventi di piazza sulla più grande piattaforma di e-commerce, Amazon), altre trovano una resistenza interna al cambiamento: resistenza che per lo più è data dai board, incapaci ancora di comprendere come la sperimentazione sia un investimento verso il futuro, un futuro che per forza di cose sarà diverso e che va in parte scritto.
Solo attraverso leadership forti e board è possibile ripensare alle proprie strategie per restare al passo coi tempi. Sono i vertici i primi chiamati a supportare le nuove proposte, che possono quindi dare la forza all’ente di traghettarsi nel futuro.

Investi nella tecnologia

Le organizzazioni hanno dovuto riadattarsi a nuovi metodi e investire in tecnologia per raggiungere i propri pubblici, anche quelli dei donatori istituzionali, migliorando la fornitura di servizi tecnologici di cui un ente dispone è un buon punto di partenza. All’interno del Non Profit Trends Report, viene misurato il Digital Maturity Index delle organizzazioni (l’indice che misura la capacità di un’organizzazione di sfruttare i dati per informare il processo decisionale, raggiungere un nuovo pubblico, personalizzare le comunicazioni e prevedere nuove entrate dalle attività di raccolta fondi): dalla ricerca emerge come esiste una correlazione tra le organizzazioni con alti livelli di “maturità digitale” e quelle che danno risposte innovative e pronte al cambiamento. Secondo la ricerca di Salesforce, l’85% delle organizzazioni non profit vede la tecnologia come uno strumento importante per il proprio successo di lungo periodo, ma solo il 23% ha effettivamente una strategia o una visione sul futuro e su come utilizzarla.
La pandemia può aver esasperato alcuni processi che altrimenti ci avrebbero messo molto più tempo per prendere piede, ma l’apporto del digitale nel mondo del non profit è qui per restare e diventare lo standard.
Investire nella tecnologia non significa solo aggiornarsi e dotare la propria organizzazione degli strumenti necessari per rimanere al passo con i donatori più digitalizzati, ma significa anche prendersi del tempo per pensare a una visione a lungo termine su come integrarla con successo nelle proprie attività.

Queste sono solo alcune delle strategie che in questi primi mesi di “ritrovata normalità” stanno funzionando per quelle organizzazioni che hanno deciso di adottarle. Ma come sempre non esiste una ricetta universale che garantisce il successo, è quindi bene tenere un occhio a ciò che fanno gli altri e uno rivolto verso l’interno, per captare quei segnali e quelle risorse univoche per ogni realtà.


Fonti:
Non Profit Trends Report – Salesforce
Strategies for nonprofit success in a post-pandemic landscape