Filantropia: amore verso il prossimo, come disposizione d’animo e come sforzo operoso, di un individuo o anche di gruppi sociali, volto a promuovere la felicità e il benessere degli altri.
Comunità: insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni.
Le parole servono, ma non bastano. Le parole con il loro peso e significato bastano a spiegare di cosa stiamo parlando, ma purtroppo non è sufficiente conoscere ciò che le parole descrivono in una frase affinché il destino delle persone possa cambiare. Per generare cambiamento è necessario che ci siano delle azioni.
Re-distribuire con equità e giustizia
Questo è il ruolo della filantropia strategica. Si perché, come dice Stefano Zamagni: “non esiste un solo tipo di filantropia, esiste invece un solo concetto di comunità”. La filantropia, afferma il Professore, può essere emergenziale o strategica. La prima tende ad intervenire nei momenti di crisi per riportare le cose com’erano, quindi conservare l’esistente; la seconda invece è quella della resilienza trasformativa, quella di chi dice “dobbiamo prendere spunto da quanto successo per aumentare la resilienza del sistema, cioè la sua capacità di fare fronte alle proprie vulnerabilità e fragilità” (fonte).
Il dono è l’unico strumento in grado di attivare risorse
Personalmente condivido l’idea del professor Zamagni e propendo per la seconda tipologia, ma quand’anche fosse la filantropia emergenziale ad attivarsi in certe situazioni, entrambe non possono prescindere da un elemento che necessariamente le accomuna: il dono.
Certo, perché è questo lo strumento attraverso il quale i filantropi, siano questi enti, imprese for profit o singoli individui, operano per intervenire laddove ritengono sia meritevole farlo. È attraverso la promozione della cultura del dono e dei suoi strumenti che si attivano le persone.
La via maestra: costruire e fidelizzare relazioni
Perché solo attraverso un intricato, infinito, dinamico flusso di relazioni le risorse umane ed economiche possono transitare da coloro che le possiedono a coloro che ne hanno bisogno. Senza relazioni non solo non sappiamo a chi chiedere, ma nemmeno a chi dare, e quindi la filantropia, senza un patrimonio relazionale, di fatto, non può esercitare il proprio ruolo e di conseguenza, inevitabilmente, le nostre comunità risulteranno meno efficaci nell’utilizzo delle risorse disponibili.
Le relazioni sono quindi il canale attraverso il quale le risorse si attivano, transitano e impattano cambiando la vita di moltissime persone. Il dono è lo strumento che permette l’agire della filantropia, le competenze sono quelle di cui necessitano le istituzioni pubbliche e private per poter utilizzare appieno il potenziale infinito dell’amore degli esseri umani riuniti in comunità nell’intento condiviso di migliorare la condizione di vita di ognuno di essi.
Luciano Zanin – CEO Fundraiserperpassione SB
Consulente, formatore e Amministratore Unico Laureato in Economia delle imprese cooperative e organizzazioni non profit all’Università di Bologna, da oltre 25 anni opera nel mondo del non profit. Fundraiser, consulente e formatore per il fundraising e il peopleraising, è stato Presidente dell’Associazione Italiana dei Fundraiser (ASSIF) per 6 anni. È autore di Fundraiser per passione (2012; 2014; 2016; 2018), Raccolta fondi e welfare di prossimità (2016) e Il Piano di fundraising (2012; 2018) oltre che di numerosi articoli pubblicati su riviste specialistiche.