Tutte le organizzazioni non profit, qualsiasi struttura interna abbiano, a un certo punto si domandano se non sia arrivato il momento di assumere un professionista dei bandi: un progettista – o grant writer che dir si voglia. Una figura cioè che possa scrivere e gestire per loro il rapporto con i donatori istituzionali nella fase di presentazione della richiesta di sostegno o di donazione.
Si tratta di una una professione chiave per il successo di una candidatura ad un bando, e proprio per questo la decisione di assumere una figura specializzata o allocare altre risorse già presenti all’interno dell’organizzazione a questa attività in modo dedicato, può rivelarsi una decisione fondamentale.
In questa decisione, gli aspetti da tenere sotto controllo sono diversi. Dalla retribuzione, all’autonomia che questa figura deve detenere, fino alle skills e alle capacità relazionali di cui non si può fare a meno.
1. Una retribuzione stabile
Sembra un aspetto banale ma non lo è. Un progettista o grant writer non lavora su commissione. La scrittura di progetti è una delle attività di ogni piano di raccolta fondi e la raccolta fondi, in quanto strategica per la sostenibilità dell’ente, non deve essere compiuta a fronte di una success-fee, ovvero non va pagata solo se si raggiungono gli obiettivi prefissati (se si vince un bando, se si raccoglie quanto l’ente desidera raccogliere in un determinato periodo, ecc). La raccolta fondi è quello che porta alla mission dell’ente risorse necessarie per proseguire nella sua azione, raggiungere più beneficiari, cambiare lo status quo, risolvere i bisogni sociali.
Poter remunerare correttamente un professionista della raccolta fondi (e della scrittura di progetti) vuol anche dire mostrare affidabilità e stabilità al donatore istituzionale che si trova davanti un’organizzazione che si impegna nel rendere la sua sostenibilità un vero investimento.
2. Una direzione chiara
Le competenze di progettazione sono importanti ma è anche importante progettare avendo chiaro qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere e quali sono le strade che l’organizzazione può mettere in campo per raggiungerlo.
Senza aver ben in mente la direzione, anche assumendo il migliore grant writer o progettista del mercato, sarebbe complesso riuscire a ottenere risposte positive alle richieste di finanziamento che l’organizzazione ha avanzato. Il ruolo del grant writer è infatti questo: presentare ai donatori istituzionali una proposta, un progetto, conoscendo molto bene il quadro per il quale sta lavorando, il contesto in cui ci si muove e quali obiettivi si vogliono raggiungere.
3. Attenzione ai dettagli
Così come i business plan, per essere credibili, devono essere ricchi di dettagli, anche i progetti o le richieste di donazione (di cui il business plan rappresenta solo una parte) devono riportare caratteristiche e aspetti molto specifici: dalla storia dell’organizzazione, passando per le attività che si intendono svolgere, fino alla descrizione del contesto e del cambiamento che si vuole generare, il focus deve essere sempre sui dettagli per far entrare il donatore o il valutatore all’interno delle azioni e del nuovo assetto che si va a generare con il progetto.
Per fare questo, è molto importante che il progettista o grant writer conosca in modo preciso l’organizzazione e – in egual modo – che sia molto attento nel ricercare tutte le informazioni di base che possono servire per dettagliare il progetto o la richiesta di donazione, piuttosto che gli impatti che potrebbe avere. I risultati raccontati bene senza un fondamento sulle azioni che si vogliono creare rendono inconsistente qualsiasi narrazione.
4. Una condivisione concreta
Come qualsiasi altro collaboratore, anche il grant writer o progettista, per poter lavorare bene e dare il suo apporto nell’organizzazione, necessita di essere in sintonia e armonia con la cultura dell’organizzazione, i valori su cui si fonda, la sua missione la sua vision. L’attenzione alle risorse è sempre importantissima: le professionalità vanno valorizzate anche attraverso un processo di assunzione e formazione serio, che possa permettere a queste tipologie di figure di inserirsi nella complessità dell’organizzazione, per poterla comunicare bene ai potenziali donatori istituzionali, per metterle in condizione di fare il proprio lavoro al meglio.