Si lavora per bandi o si lavora per progetti?

Si lavora per bandi o si lavora per progetti?
#bandi #ufficio progetti
Lavorare sui progetti può essere molto frustrante. Ma c'è un modo per far sì che non diventi una montagna: non essere ossessionati dai bandi! I consigli per una corretta strategia di progettazione.

Lavorare sui progetti può essere molto frustrante. Tanta incertezza, tanti pregiudizi negativi sulla difficoltà di partecipare a bandi, tempi strettissimi per preparare le proposte, paura di non farcela, di non essere all’altezza.
Eppure c’è un modo per fare sì che la partecipazione a bandi non sia per un’organizzazione una montagna da scalare, ma parte integrante di un lavoro comune. Ed è non essere ossessionati dai bandi!

Lo sbaglio che molte organizzazioni fanno è infatti presentarsi alla “garibaldina” all’appuntamento con il bando, concependolo come l’unica strada verso la redenzione e la sostenibilità economica del proprio ente. Senza sminuire affatto il valore economico che un bando può rappresentare per un ente non profit, voglio soffermarmi su quanto sia malsana l’abitudine di progettare per bandi, e quanto invece possa portare maggiori benefici un approccio che mette al centro il progetto in sé e per sé.

Ufficio progetti

Un progetto che nasce nella testa e nel cuore delle persone che l’hanno ideato e che prende vita propria “a prescindere dal bando”. Un’organizzazione che sa progettare è un’organizzazione che sa tirare fuori le migliori idee dal proprio staff (tutto il proprio staff), e che è attrezzata internamente con professionisti che sanno trasformare quelle idee in progetti completi, in cui tutti i pezzi sono al loro posto (piano attività, budget, partner, eccetera).
Un errore che spesso vediamo fare in enti no profit è creare realtà parallele al proprio interno (gli uffici progetti, gli uffici Europa) capaci “soltanto” di progettare, e che non fanno tesoro dell’immenso bagaglio di competenze, idee ed esperienze delle persone con cui lavorano, disperdendo un tesoro prezioso per progettare in maniera creativa e coerente con la mission del proprio ente.
E allora come dovrebbe funzionare un buon ufficio progetti? Un ente no profit dovrebbe organizzarsi al proprio interno affinché cresca e si sviluppi un ufficio di “project manager” consapevoli della mission e degli obiettivi del proprio ente e che allo stesso tempo abbia le competenze per creare (perché non si tratta solo di scrivere…) progetti di successo.
Un ufficio progetti costantemente aperto da un lato ad ascoltare cosa accade all’interno del proprio ente e alle idee dei propri colleghi, e dall’altro che si apre per spiegare e raccontare cosa c’è dietro alla progettazione e quali sono le opportunità legate ai bandi.
È un ufficio progetti che non ha paura di chiedere aiuto ai colleghi che lavorano quotidianamente sui temi dei bandi su cui si decide di lavorare, e allo stesso tempo è un ufficio che non “spaventa” i propri colleghi con terminologie e modalità di lavoro incomprensibili, ma anzi si integra perfettamente con il lavoro quotidiano dell’intero ente allineandosi perfettamente con la sua mission.

Lavorando in questo modo, un ente non profit ottiene almeno due risultati positivi:

  1. Costruisce progetti di successo perché nascono dall’unione e collaborazione di persone diverse, ognuna con il proprio bagaglio di competenze ed esperienze;
  2. Valorizza il proprio staff che comprende il senso della progettazione e per questo è maggiormente coinvolto e sensibilizzato sull’importanza del proprio ruolo all’interno di ogni singolo progetto.

Antonio dell’Atti – Co-founder e Strategy and Operations Director di Project School

Project Manager con oltre 10 anni di esperienza su progetti legati a innovazione, inclusione sociale e lavorativa, autoimprenditorialità. Già responsabile di FabriQ, incubatore d’innovazione sociale del Comune di Milano, e coordinatore del ‘Vivaio delle Idee’, spazio fisico inserito nel Padiglione Italia di EXPO 2015. Attualmente membro del Consiglio di Indirizzo di EMiT Feltrinelli, e EU Programme Manager per Consorzio Comunità Brianza.