Nell’ambito del mondo della filantropia in generale, e nello specifico rispetto alle varie tipologie di Fondazioni, le Fondazioni di Comunità sono ancora molto poco conosciute, e poco considerate strategicamente dal Sistema Paese come soggetto fondamentale per lo sviluppo umano e sostenibile.
Breve cornice storica e caratteristiche delle Fondazioni di Comunità
La prima Fondazione di Comunità è stata costituita a Cleveland, negli USA, nel 1914. Oggi ne contiamo più di 1.900 in tutto il mondo. In Europa, il movimento delle Fondazioni di Comunità si è sviluppato durante gli anni Novanta, oggi ne contiamo più di 700 in 27 Paesi europei. In Italia compaiono nel 1999 con le Fondazioni di Lecco e Como, oggi ne sono presenti 37 registrate nell’Atlante tenuto dal GFCF, il Global Fund for Community Foundations.*
Esse sono intrinsecamente locali così come è locale il capitale umano che le costituisce (persone, donatori), il capitale sociale (relazioni, fiducia) e il capitale organizzativo e strategico (asset, patrimonio pubblico). Quando si parla di locale si può pensare ad un quartiere, una regione o in alcuni casi addirittura a una nazione (ad esempio, in Italia abbiamo la Fondazione Italia per il Dono).
Le singole specificità possono essere quelle di essere legate ad un territorio oppure ad un gruppo di interesse (ad esempio donne, bambini, migranti, beni culturali).
Possono essere distinte e catalogate per origine, dimensione, visione, obiettivi e modalità operative ma una cosa le accomuna: sono profondamente radicate alla comunità di riferimento, sono enti filantropici con una enorme potenzialità strategica, possono avere un grande impatto e fare la differenza soprattutto se parliamo di grandi temi che caratterizzano il nostro tempo come ad esempio le guerre, le pandemie, l’isolamento sociale, la migrazione e non per ultima la crisi climatica.
Il ruolo delle Fondazioni di Comunità in Italia
Le Fondazioni di Comunità hanno un grande radicamento nel tessuto delle comunità di riferimento e devono e vogliono avere un ruolo nell’affrontare le grandi sfide ambientali, civili, culturali, economiche e sociali che la comunità umana ha di fronte.
I 17 SDGs indicano dettagliatamente quali sono i passi che ci possono avvicinare sempre di più al raggiungimento della Sostenibilità Integrale e le Fondazioni di Comunità hanno tutte le caratteristiche per progettare percorsi virtuosi, innovativi e impattanti purché agiscano in sinergia con le organizzazioni del Secondo e del Terzo Settore, della Pubblica Amministrazione e della comunità civile: dobbiamo cominciare a considerarle come partner strategici e non solo distributori di risorse economiche.
Esse sono forti e abili a catalizzare, attivare e utilizzare risorse finanziarie, umane, relazionali e materiali, conoscono la comunità, hanno capacità di connettere e far dialogare le persone e le istituzioni. Le Fondazioni di Comunità sono attori fondamentali per guidare il cambiamento a livello locale, e la loro presenza su vasta scala permette loro di essere leader nel garantire un’importante connessione tra le azioni locali e le aspirazioni globali anche rispetto ai 17 SDGs.
Raggiungere gli SDGs richiede un cambiamento sistemico capace di includere nuove modalità, stili di vita, consapevolezze, cultura della sostenibilità oltre che risorse economiche. E’ chiaro che le Fondazioni di Comunità costituiscono un attore minore rispetto alla finanza globale, ma agiscono in modo indipendente stimolando il dibattito tra pubblico, privato e comunità civile, attivano fiducia, reciprocità e dono, e per questo sono in grado di attivare un concreto cambiamento partendo dalle comunità locali.
Per saperne di più consulta il documento Ecfi “Connettere le fondazioni di comunità con gli obiettivi di sviluppo sostenibile”
*I dati riportati si riferiscono al 2018 – Assifero
Stefania Toaldo
Consulente e Formatrice in marketing, comunicazione sociale e fundraising. Da circa 10 anni fa parte del Network di consulenti di Fundraiserperpassione.