Intervista a Fondazione SociAL

Intervista a Fondazione SociAL
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Alessio del Sarto, Direttore operativo di Fondazione SociAL, apre le porte dell’ente erogatore di cui fa parte, rispondendo in maniera diretta ad alcune domande importanti per gli enti.

La fondazione

Quali sono i principali ambiti su cui la fondazione è attiva e investe?

I principali ambiti su cui Fondazione SociAL è attiva e investe sono cambiati negli anni. Nel 2013, anno di nascita della fondazione, abbiamo infatti iniziato con un bando aperto e generalista, per non rischiare di perdere quello che ci interessava. Ma negli ultimi due anni sono andate sempre più a definirsi due linee di bando specifiche: quella del potenziamento organizzativo e quella dei giovani.

Come mai avete scelto questi ambiti specifici? 

Siamo una fondazione corporate e, ricevendo utili d’impresa, il nostro rapporto con il mondo aziendale è molto stretto, per questo ci siamo concentrati su un tema di cui eravamo competenti, ovvero il potenziamento organizzativo. Il bando dedicato ai giovani è stato naturalmente scelto perché l’ente strumentale della fondazione – l’Associazione Cultura e Sviluppo, con cui collaboriamo – lavora con questo target d’età da oltre 25 anni.

Esperienza diretta

Quali sono gli elementi principali su cui ponete l’attenzione quando ricevete una richiesta di supporto da parte di un ente?

Sono principalmente due: il primo è l’impatto che il progetto sarà capace di generare per i beneficiari e per il territorio di riferimento. Il secondo è la sostenibilità del progetto, intesa come equilibrio nell’uso delle risorse più che di mera sostenibilità economica. 

Stiamo lavorando sulla costruzione di strumenti che possano aiutarci a misurare e dare il giusto valore a queste due caratteristiche imprescindibili.

Che caratteristiche hanno i progetti che siete felici di premiare?

Ci piacciono gli enti che sono capaci di spiegare bene, con informazioni quantitative e qualitative, il contesto nel quale intende agire il progetto che ci viene presentato. I dati sul contesto danno solidità e credibilità al cambiamento che il programma intende attuare sul territorio di riferimento e per i beneficiari individuati. Inoltre, perché sia un progetto di valore, è importante che l’ente abbia una rete di partner con cui realizzare in modo ancor più efficace ciò che si propone.

Quali sono i progetti che non volete ricevere (in termini di presentazione, elementi del progetto, relazione, ecc)? 

Noi abbiamo redatto una serie di procedure, innovative e digitali, per poter presentare i progetti e per garantire alle organizzazioni una competizione il più possibile equa, democratica e trasparente. Preferiamo una finestra con delle regole piuttosto che una porta dove non si vede ciò che c’è dietro. Per questo non ci piace quando gli enti o le organizzazioni si presentano senza seguire le procedure, o che si presentano senza sapere se ci sono altri che stanno facendo il loro stesso lavoro, e con i quali potrebbero fare network. 

Un’altra caratteristica per noi fondamentale è il network. Gli enti che non hanno una rete di partner ci lasciano un pò perplessi perché, dopo la pandemia ancor di più, l’avere un network di enti con cui si collabora è importante nella creazione di valore sociale ed ambientale. 

Raccontaci, se vi è mai capitato, di un progetto o una richiesta che avreste voluto supportare ma non vi è stato possibile: quali caratteristiche aveva? 

Si, purtroppo questa dinamica succede, e anche spesso, quando ci sono problemi di tipo finanziario. Accade infatti che un ente si presenti in un momento per cui la Fondazione abbia già stanziato il budget, o che non disponga della giusta cifra per finanziare il progetto, anche se ha tutti i requisiti giusti. E qui torna a galla l’importanza di avere una procedura trasparente, uguale per tutti.

Covid e futuro

Rapporto con il COVID: come ha cambiato la vostra modalità di erogazione e il vostro mindset? Cosa avete visto di diverso nel rapporto con gli enti e con i progetti? 

Abbiamo reagito nell’immediato aiutando molto gli ospedali. Ma non solo: siamo stati molto più flessibili nell’erogare i fondi a quelle realtà che già stavamo aiutando e abbiamo costruito una commissione per poter erogare delle cifre di emergenza. 
Successivamente abbiamo collaborato a stretto contatto con Assifero. Il covid-19 ha accelerato un cambiamento che aveva già cominciato ad accadere: prima Fondazione SociaAL aveva un unico bando generico, mentre ora declina bandi tematici sempre più specifici. Ci stiamo impegnando tantissimo per creare degli indicatori che ci aiutino a scegliere l’ente e la mission, prima che il progetto. Crediamo che mappando meglio e in modo più scientifico ed oggettivo i bisogni e le necessità dei beneficiari sul territorio, sia funzionali poi anche alla fase di rendicontazione di un progetto sociale.

Avete riscontrato dei cambiamenti negli enti che avete aiutato negli ultimi due anni?

Abbiamo notato che gli enti – anche enti erogatori – davanti alla crisi sono rimasti abbastanza spiazzati. Per questo abbiamo investito tantissimo nella formazione. È iniziato così un percorso per rafforzare il colloquio di pre-finanziamento, inserendo anche delle variabili rispetto al “risk managment”. In questo modo è stato possibile cambiare anche il nostro modo di relazionarci con gli enti, sperimentando una specie di co-progettazione

La pandemia è stata un’occasione per formarci e per riformarci, aprendoci e sfruttando a nostro favore il cambiamento che questa stava portando.

Alessio del Sarto, Direttore operativo di Fondazione SociAL

Fondazione SociAL svolge attività che contribuiscono a migliorare la qualità della vita e ad arricchire l’offerta culturale del contesto locale, favorendo un sentimento partecipativo e una responsabilità civica.